Educare significa portare fuori dal figlio l’unicità che è presente in lui. Questa esperienza di crescita coinvolge il figlio ed il genitore insieme, così che entrambi beneficino l’uno dell’altro, come in una danza, attraverso l’esperienza, l’amore e l’intenzionalità, il supporto, la comprensione e la libertà.
In che modo?
In che modo?
1° ingrediente. L’AUTENTICITÀ: anteporre la sincerità e l’onestà, all’assunzione di un ruolo.
Ciò significa essere persone, prima ancora che genitori, non lasciandoci condizionare da principi e valori esterni e rigidi, ma essendo attenti al qui e ora della relazione. Se per esempio, il mio manuale di “buon genitore” mi suggerisce di essere sempre coerente nel mio comportamento coi figli, evitando di cambiare idea una volta presa una posizione, difficilmente potrò essere autentica.
Capiterà che nuovi “dati” portati da mio figlio ... ad es.: "prendo coscienza che quell’uscita con gli amichetti è importante, non solo per divertirsi, ma anche e soprattutto, perché finalmente si sente a suo agio con qualcuno"
... o miei momenti diversi ... ad es.: "non sono più stanca o preoccupata per qualcosa"
... mi facciano cambiare idea.
Cambiare idea, perché abbiamo individuato un’esigenza profonda e utile, alla crescita di nostro figlio o perché ci siamo resi conto, di aver drammatizzato suoi comportamenti, per stanchezza e preoccupazione nostra, è molto diverso, dal cedere alle sue insistenze e dal non reggere la collera del bimbo.
Quindi, fidiamoci un po’ di più del nostro buon senso e se qualche volta ci troveremo in queste circostanze, scegliamo di essere noi stessi e, attraverso il dialogo, spieghiamoci e ricerchiamo con serenità, il contatto con loro!
Quindi, fidiamoci un po’ di più del nostro buon senso e se qualche volta ci troveremo in queste circostanze, scegliamo di essere noi stessi e, attraverso il dialogo, spieghiamoci e ricerchiamo con serenità, il contatto con loro!
2° ingrediente. L’EMPATIA: comprendere e intuire i sentimenti dell’altro, mettendoci nei suoi panni, “come se” quei panni fossero i nostri
L’empatia, presuppone il mettere temporaneamente il silenziatore ai nostri personali vissuti, valori, punti di riferimento, per assumere provvisoriamente quelli dell’altro.
Solo se saremo capaci di calarci nei panni del figlio, riusciremo, per esempio, a vedere e a sentire tutta la paura e il timore, di essere sostituito da un fratello in arrivo. Ecco allora che il suo regredire attraverso atteggiamenti più infantili della sua età, non è semplicemente un capriccio, ma un comportamento funzionale al suo bisogno, di essere coccolato e rassicurato. Pensare che nostro figlio sia spaventato, è molto diverso dal pensarlo cattivo od egoista e, questi due diversi pensieri, attivano atteggiamenti nei suoi confronti, altrettanto diversi.
Essere empatici, significa cogliere il vissuto dei figli con i loro occhi e le loro orecchie, questo ci porterà a comprenderli davvero dal profondo. Così facendo, in modo spontaneo e senza nessun insegnamento esplicito, anche i nostri figli impareranno ad essere empatici con noi.
3° ingrediente. L’ACCETTAZIONE POSITIVA INCONDIZIONATA: lasciar essere l’altro così com’è, senza condizioni di sorta
3° ingrediente. L’ACCETTAZIONE POSITIVA INCONDIZIONATA: lasciar essere l’altro così com’è, senza condizioni di sorta
L’accettazione di cui parliamo, riguarda la persona, non i suoi comportamenti o le sue idee. Possiamo non condividere un comportamento di nostro figlio, ma accettare ugualmente il bambino. Il contesto di amore e accettazione che egli respirerà, gli consentirà di ascoltare a sua volta le correzioni o i suggerimenti del genitore, dimostrandosi così disponibile al cambiamento. Se al contrario, il bambino non si sentirà accettato, tenderà a difendersi e a rispondere a sua volta con il linguaggio della non accettazione, contribuendo all’esacerbazione del conflitto.
L’accettazione rispecchia il rispetto profondo per il bambino e la piena libertà a lui concessa.
Nel percorso di crescita, quando parliamo di libertà non ci riferiamo al ...FARE TUTTO QUELLO CHE CI PARE ma alla libertà di ...ESSERE SE STESSI
Una persona libera, non è quella che fa ciò che vuole, ma quella che fa delle scelte, che la rendono se stessa, esprimendo le sue vere aspirazioni.
L’amore autentico e profondo verso i nostri figli, non cerca di renderli uguali a noi, ma li aiuta diventare se stessi. Più diventano se stessi e più si differenziano. Un figlio, più si sentirà accolto nella sua diversità e unicità, più si sentirà amato e darà amore. Più sarà rispettato e aiutato a crescere nelle sue qualità e caratteristiche, più saprà rispettare, accogliere e amare l’altro.
In questo clima di accettazione e rispetto, i figli acquisiscono nuove competenze e correggono i propri sbagli, in modo naturale e spontaneo.
Noi genitori sapremo esprimere il nostro amore e la nostra intenzionalità, facilitando al tempo stesso la crescita armonica del bambino, quanto più il nostro atteggiamento di base sarà impregnato di questi tre atteggiamenti: autenticità, empatia e accettazione positiva incondizionata.
E per concludere con una simpatica metafora:
dopo aver messo le “mani in pasta”, gusteremo insieme ai nostri figli i numerosi manicaretti che avremo saputo preparare con questi semplici tre ingredienti, conditi con l’olio dell’amore, il sale della unicità e l’aceto dei nostri limiti e delle nostre stanchezze!
BUONA CRESCITA e BUON APPETITO a tutti!