“Chi sono io?” Questa è la domanda che si pone prima o poi ogni adolescente; e noi possiamo immaginarcelo mentre si guarda allo specchio intento, trasognato, stralunato. Scruta il suo viso, studia le espressioni che può assumere il suo volto.
Il volto prima di tutto e soprattutto, ma non solo quello.
Prima o poi ogni adolescente, maschio o femmina che sia, pone lo sguardo sul proprio corpo, uno sguardo, inizialmente schivo e sfuggente, come per prendere prima un rapido contatto con una realtà percepita confusamente e non ancora del tutto fatta propria. Uno sguardo poi più attento, spesso deluso e severo, mentre mette a fuoco la propria immagine, che emerge dallo sfondo delle idealizzazioni infantili e si accorge, che se ne differenzia irrimediabilmente.

Il corpo, irreversibilmente diverso da quello dell’infanzia, rimane a lungo come uno sconosciuto, nei confronti del quale si prova curiosità, ma anche timore e vergogna, desiderio di entrare in intimità, ma anche diffidenza, simpatia, ma anche fastidio e ribrezzo e soprattutto impaccio.
Che fatica sentirsi così impacciato e ingombrante, come se quel corpo non fosse il tuo, tu, maschio, che vorresti essere solo muscoli e testa e ti trovi invece tutto gambe e braccia,  pelo e brufoli e ormoni. E tu, femmina, che ti senti solo cuore, tutta palpitante di un sentimento nuovo, e ti ritrovi proprio quel seno e quei fianchi, e non ti senti mai nel posto giusto.

Ogni adolescente si guarda, si studia, si odia, si maltratta e solo alla fine si piace e si compiace del cambiamento che è subentrato in lui con la pubertà. Solo alla fine può guardarsi con uno sguardo benevolo, orgoglioso e compiaciuto, può piacersi ed essere contento di come è, e ciò avviene solo molto tempo dopo l’inizio delle prime trasformazioni.
Perché ciò avvenga, è importante anche il nostro ruolo di adulti, di guide di riferimento pazienti e innamorati di loro, capaci di fargli sentire quel rispetto e quell’accettazione indispensabile alla trasformazione da bambini a giovani.
In questa tappa evolutiva, la nostra presenza come adulti può essere ancora più necessaria, ma affinché i nostri ragazzi riescano a fruirla, dobbiamo inevitabilmente cambiare il nostro codice di contatto e di comunicazione.
Diamo loro la possibilità di rispecchiarsi in noi, ne hanno un estremo bisogno, vista la quantità innumerevole di dubbi e paure che li attanaglia. E come non comprenderli. E allora se li comprendiamo facciamoglielo sentire. Dialoghiamo, confrontiamoci, offriamo i nostri punti di vista consentendogli di formarsi i propri. Se si sentiranno accolti e ascoltati anche nei loro modi un po’ sopra le righe, tipici di questa età di cambiamento, riusciranno ad accogliere ed ascoltare noi, attraverso i valori e le coordinate di vita che vorremmo trasmettergli.

Il corpo, rappresenta la parte più visibile e concreta del nostro essere persone, possiamo quasi definirlo come il vestito dell’anima. Così, a seconda dell’uso o abuso che ne facciamo, possiamo ricavare importanti informazioni su di noi e sugli altri. Questo vale sempre, in adolescenza così come in età adulta
Le tensioni e i fastidi che spesso esprimiamo attraverso il corpo, rappresentano, non solo una situazione fisiologica di disagio, ma anche e soprattutto una situazione di tensione emotiva, in cui abbiamo una reazione fisica, attivata da problemi e difficoltà o conflitti di carattere psicologico.
Il corpo diventa così una vetrina del nostro equilibrio emotivo; attraverso la postura, il tono di voce, le somatizzazioni, comunichiamo agli altri e a noi stessi, moltissime informazioni su chi siamo e sul momento che stiamo vivendo.

Allora non fermiamoci alla superficie dei nostri ragazzi, il corpo appunto, non sdrammatizziamo completamente le loro fatiche liquidandole con un “è l’età”, “passerà”, o peggio “sei cambiato/a non ti riconosco più … ti preferivo prima”, ma andiamo a cercare la persona che attraverso quel corpo e i nuovi atteggiamenti che gli appartengono, sta solo comunicandoci la paura e la fatica di questa meravigliosa e indispensabile trasformazione che è la crescita.