L’espressione grafica infantile, può rappresentare un’espressione della vita emotiva del bambino, nonché uno strumento per lo sviluppo della creatività e della maturazione del bambino. Il disegno infantile rappresenta un mezzo di comunicazione, uno strumento di espressione artistica ma anche un indicatore dello sviluppo cognitivo ed è rivelatore della creatività e della dimensione affettiva del bambino, già a partire dalle prime fasi dello scarabocchio.
“Lo scarabocchio, il disegno, le attività artistiche in generale, per la loro immediatezza e drammaticità, per le loro possibilità d’astrazione e di rappresentazione di concetti e stati d’animo complessi possono rappresentare una delle forme e fasi di gioco più evoluto e creativo.”*
Infatti, già a partire dagli esordi delle prime fasi del grafismo infantile, intorno ai 18 mesi-2 anni, e cioè da quello che gli adulti chiamano “Scarabocchio” (cui erroneamente talvolta danno un’accezione negativa), il bambino riproduce graficamente le proprie esperienze del mondo. Le esperienze affettive che il bambino fa del mondo, attraverso lo scarabocchio, vengono tradotte in una forme grafica: il tracciato acquista così due forme correlate ad un atteggiamento di gratificazione e di frustrazione, nella prima forma prevarranno linee arrotondate e leggere (“scarabocchio buono”) e nella seconda linee spezzate e marcate (“scarabocchio cattivo”). Così il bambino che rappresenta la mamma, la figura affettivamente per lui più importante, utilizzerà una linea definibile come buona, mentre il bambino che vuole riprodurre un esperienza per lui spiacevole, come ad esempio l’incontro con un cane che abbaiando lo ha spaventato, utilizzerà un tracciato definibile come “cattivo”. Il bambino in età da scarabocchio, fa quotidianamente molte esperienze, tutte estremamente importanti e significative, ma non possiede ancora la capacità comunicativa per poter esprimere le risonanze e le suggestioni di affetto di quanto sta sperimentando, ecco che allora trova nello scarabocchio un laboratorio nel quale rivivere, rielaborare, comunicare l’esperienza generata dall’incontro del proprio mondo interiore con l’ambiente esterno.
Il disegno, così come le altre forme di gioco, rappresenta quindi un’attività che prende vita dai rapporti tra il bambino e il mondo esterno, rappresentando un legame tra il bambino appunto e l’ambiente che lo circonda. Il bambino non disegna oggetti e non si preoccupa, almeno per tutto il periodo dell’infanzia, di rappresentare graficamente gli oggetti della realtà esterna; egli non si preoccupa di ottenere una somiglianza tra disegno e piano formale; il bambino, attraverso le figure del mondo esterno, rappresenta i contenuti emotivi affettivi del proprio mondo interiore. Il bambino disegna esperienze, cioè eventi interiori, inoltre, il bambino idealmente si pone al centro del proprio disegno, egli si proietta all’interno del proprio disegno e da lì riferisce e rappresenta le sue esperienze. Per questo motivo, fino all’età di 10 anni troviamo i fenomeni del ribaltamento e della trasparenza, perché il bambino che vive nel suo disegno è libero di muoversi e di vedere, per esempio, una famiglia seduta atavola in cucina, attraverso le mura della casa come se questa avesse i “muri trasparenti”!
Pian piano, crescendo, il bambino subisce le spinte dall’ambiente esterno e cioè apprende che il proprio disegno è maggiormente apprezzato dagli adulti, quanto questo più si avvicina alla realtà; per cui si nota nel disegno, parallelamente alla maturazione intellettuale, un progressivo avvicinamento alla rappresentazione effettiva formale della realtà.
I disegni perdono parte della propria spontaneità e si assiste ad una fuoriuscita del bambino, ormai diventato ragazzo, dal proprio disegno per contemplarlo dall’esterno, assoggettandosi alle leggi della prospettiva. “L’area del disegno acquista definitivamente il valore di spazio geografico: si trasforma da spazio nel quale il bambino entrava per giocarvi a spazio da descrivere.”**
*“Il significato del disegno infantile” Anna Oliverio Ferraris, ed. Bollati Boringhieri
** “Manuale del disegno Infantile” Rocco Quaglia, ed.Utet