Con la scrittura comunichiamo ciò che pensiamo, ma anche ciò che sentiamo. Lo facciamo esprimendo le nostre emozioni, le nostre sensazioni, i nostri sentimenti. Proprio per questa sua funzione, la scrittura ha un forte collegamento con la consapevolezza di noi stessi, perché per il suo tramite, nel momento in cui ci raccontiamo, noi rendiamo consapevoli gli altri, ma ancora prima noi stessi, di quel che proviamo.
Nelle situazioni in cui non siamo ancora consapevoli, scrivere ci fa trovare le parole per esprimerci e ci chiarisce sentimenti confusi, incertezze, ambivalenze presenti dentro di noi. Quando siamo bloccati da angosce, tensioni, sentimenti che non riusciamo a tirar fuori, essa può assumere un valore liberatorio e terapeutico.
Ecco allora che scrivere di sé a sé, consente di individuarci nella realtà, spogliandoci del falso perbenismo e delle aspettative ideali, che in quanto tali, debbono mantenere intatta la loro forma, per l’utilità di darci una direzione, ma non assumere quella della realtà attuale della persona.
Cominciamo così a relazionarci a noi e non al nostro ideale e anzi, relazionandoci, ci scopriamo e ci individuiamo, chiarendo a noi stessi cosa proviamo e chi siamo.
Viverci attraverso la scrittura, è come costruirci una stanza tutta per noi, un luogo e un tempo privati in cui entrare in contatto con le nostre emozioni più vere e più sentite. Accettiamo quello che proviamo e diamoci il permesso di vivere anche i sentimenti negativi, che spesso bloccano la libera espressione di noi stessi. Tutto questo ci consentirà di rafforzare la nostra autostima.
Da secoli si scrive per superare i momenti di sconforto e per ritrovare se stessi. La scrittura, se adottata con metodo e regolarità, come ha chiarito per primo Freud, è uno straordinario mezzo di riparazione, di ricucitura simbolica di quanto si è lacerato e rotto dentro di noi.