COME SI PRESENTANO GLI ATTACCHI DI PANICO
Chi ha vissuto gli attacchi di panico li descrive come una paura improvvisa, un attacco di ansia fortissimo che prende tutto il corpo e la mente. Spesso iniziano percependo, a livello fisico, una accelerazione cardiaca o la sensazione di non riuscire più a respirare, sudorazione eccessiva o senso di formicolio, vampate di calore, impressione di stare per svenire o senso di perdita di controllo, si può aver paura di impazzire o addirittura di morire.
Cercherò di spiegare come tutto questo sia spiegabile e come negli attacchi di panico assolutamente non si muore, non si diventa pazzi e non si sviene… tutto è derivante dall’instaurarsi di un circolo vizioso (possiamo vederlo in figura 1). In effetti sono i nostri pensieri a determinare ed a mantenere la nostra reazione di panico! Esatto… i pensieri determinano le nostre risposte fisiche, così come quando, ad esempio, saliviamo al solo pensiero di un buon cioccolatino...
IL CIRCOLO VIZIOSO DEL PANICO
In realtà tutto inizia con uno STIMOLO SCATENANTE ed una PERCEZIONE DI MINACCIA, spesso automatica ed inconsapevole (molte persone faticano anche a recuperarla poi in memoria), di una condizione di pericolo, interno o esterno. Può trattarsi di un pensiero, ad es. quello di poter star male o di trovarsi in un luogo senza vie di fuga, oppure una sensazione interna, un giramento di testa poco comprensibile, una sensazione di affanno, comunque qualcosa che ci faccia pensare di essere in pericolo. Questa PERCEZIONE DI MINACCIA attiva nel nostro organismo, in maniera automatica, una reazione di ANSIA, ovvero una ATTIVAZIONE FISIOLOGICA che ci consentirebbe di poter fronteggiare una situazione pericolosa che però, nel caso dell’attacco di panico, non è reale, ma solo percepita… si tratta infatti di un FALSO ALLARME.
L'ANSIA e la sua ATTIVAZIONE FISIOLOGICA infatti non è da considerarsi di per sè come qualcosa di sbagliato o patologico, anzi… a ben vedere è quella attivazione del nostro organismo che è molto utile nelle situazioni di reale pericolo, quelle in cui, per sopravvivere, è bene attaccare o fuggire… in queste situazioni infatti i cicli respiratori accelerati portano maggiore ossigeno ai muscoli, grazie anche ad una maggiore frequenza cardiaca, i quali ci aiutano a fronteggiare il pericolo. Inoltre i nostri sensi sono più solerti per percepire meglio quello che sta avvenendo.
Tuttavia, anche durante un pericolo solo percepito, non reale, un falso allarme, il nostro organismo si mette in moto, ed organizza una serie di eventi interni che avrebbero quindi molto senso e funzionalità se fossimo davvero in una situazione di pericolo.
Come dicevo quindi... le prime cose che la nostra reazione d’allarme ATTIVA sono il cuore ed i polmoni, e quindi:
- respiriamo in maniera più veloce ed affannata;
- il cuore inizia a battere più rapidamente.
Abbiamo detto che questo avviene perché, pensando di dover attaccare o fuggire dalla situazione di pericolo, il nostro corpo inizia ad incamerare più ossigeno (energia per i muscoli) e a “pomparlo” in giro più velocemente…ma in realtà abbiamo detto che noi non stiamo né attaccando né fuggendo. A seguito di questa attivazione però noi normalmente non pensiamo: “…ecco questo è il mio corpo che, per un falso allarme, innesca una reazione d’ansia…” Ma crediamo che dentro di noi qualcosa non stia andando per il verso giusto… si ha quindi una ERRATA INTERPRETAZIONE DELLA RISPOSTA FISIOLOGICA NATURALE che altro non può fare che mantenere la sensazione di ANSIA attiva ed attivare un circolo vizioso...
Negli attacchi di panico infatti il problema non è quello che succede al nostro organismo ma come noi lo interpretiamo!!! Proprio l’errata e catastrofica interpretazione dei nostri sintomi fisici del tipo: “…non riesco più a respirare…”, “…mi sta venendo un infarto…” o “…potrei svenire, perdere il controllo!!” sono i pensieri che, invece di calmarci, mantengono la sensazione di pericolo che aumenta e, con essa, la nostra reazione di allarme continua… Quanto appena descritto si chiama modello di Clark (1986) e descrive bene il circolo vizioso degli attacchi di panico, lo vediamo nell'immagine.
CAPIRE E GESTIRE I SINTOMI DEGLI ATTACCHI DI PANICO
È molto importante conoscere e riconoscere i sintomi che sono spesso presenti e la cui errata interpretazione non fa altro che mantenere la situazione di panico:
- Fame d’aria, sensazione di soffocamento, respiro affannato. Penso: “Adesso non respirerò più, sverrò o morirò…” In realtà: Il respiro accelerato permette ai nostri tessuti corporei di ricevere più velocemente ossigeno. Molto spesso la sensazione di “fame d’aria” o di soffocamento è data dall’iperventilazione o dal fatto che i polmoni sono già pieni di ossigeno…dobbiamo solo svuotarli!
- Palpitazioni, tachicardia. Penso: “Mi verrà un infarto!!” In realtà: Il cuore pompa l’ossigeno ai muscoli più velocemente…
- Formicolio. Penso: “Mi verrà un infarto!!” In realtà: Il sangue viene convogliato ai muscoli grossi che ovviamente sarebbero più necessari in caso di reale pericolo, fuga o lotta. Vengono quindi irrorate meno le parti distali ed i muscoli fini, con conseguente sensazione di freddo e formicolio alle mani o ai piedi.
- Sudorazione. Penso: “Gli altri si accorgeranno che sto male…” In realtà: La sudorazione è necessaria per il mantenimento della temperatura corporea in casi di possibile surriscaldamento.
- Testa pesante, capogiri Penso: “Ho paura di svenire, cadere per terra, perdere il controllo..” “Diventerò pazzo!!!” In realtà: L’iperventilazione porta ad incamerare molto ossigeno per poi usarlo come energia per i muscoli. Un sovraccarico di ossigeno con riduzione di anidride carbonica porta alla sensazione di testa pesante e sbandamento, fastidiosa ma in realtà solo temporanea.
- Vertigini. Penso: “Potrei cadere a terra, svenire…” In realtà: Il rapido incremento della respirazione può portare ad un lieve e transitorio calo del flusso sanguigno al cervello, innocuo ma che può fare percepire un senso di vertigine o macchie nel campo visivo.
- Mal di stomaco. Penso: “Sto davvero male e potrei anche aver bisogno di andare in bagno… potrei farmela addosso…” In realtà: La digestione può rallentare in quanto le risorse sono spostate su altri apparati, in quel momento, considerati più importanti ai fini dell’azione di attacco o di fuga dal potenziale pericolo.
DA RICORDARE:
Non si sviene – lo svenimento è determinato da un abbassamento della pressione sanguigna, nel caso dell’attacco di panico la pressione si alza… quindi impossibile svenire (unica eccezione i casi di fobia del sangue).
Non si diventa pazzi – anche se alcuni sintomi durante l’attacco di panico possono darci questa sensazione il nostro cervello è molto più resistente di quello che pensiamo… avere crisi psicotiche o problemi di schizofrenia ha origini più complesse, profonde e spesso traumatiche che sono ben lontane da uno o più “semplici” attacchi di panico.
Non si muore – devo spiegare il perché?… Se avete dubbi sul vostro cuore fate una visita dal cardiologo e tranquillizzatevi in merito una volta per tutte
COSA POSSO FARE CONCRETAMENTE DURANTE L’ATTACCO?
Un buona indicazione è, durante l’attacco, iniziare a rendersi conto che siamo dentro un circolo vizioso mantenuto dai nostri pensieri di allarme…spostare l’attenzione sul respiro cercando di renderlo più rilassato. Iniziare con lo svuotate i polmoni e NON fate respiri profondi (come spesso erroneamente consigliato). Compiere respiri semplici e regolari, svuotando bene i polmoni prima di inspirare. Ricordarsi che una respirazione rilassata prevede quattro fasi (espirazione, pausa, inspirazione, pausa).
Nel caso di sensazione di sbandamento da iperventilazione si può compiere qualche respiro dentro un sacchetto di carta (si ristabilisce l’equilibrio anidride carbonica-ossigeno).
In genere l’attacco di panico ha una durata da pochi minuti a qualche decina di minuti al massimo… il nostro sistema d’allarme ad un certo punto capisce che non siamo realmente in una situazione di pericolo e riporta tutto alla calma, lasciandoci spaventati e spossati, stanchi. E’ comprensibile, visto che abbiamo vissuto una attivazione interna molto provante, utile nel caso fossimo stati inseguiti da un cane rabbioso o aggrediti in un vicolo buio, ma assolutamente strana ed incongrua se in coda al supermercato, a tavola con gli amici, sull’autobus affollato o in una riunione di lavoro. Come vedete conviene attendere, concentrarsi in maniera efficace sul proprio respiro e distogliere l’attenzione dai pensieri catastrofici che la mente ci propone.
DOPO L’ATTACCO DI PANICO
A seguito di uno o più attacchi di panico si rischia spesso di instaurare una serie di evitamenti rispetto a situazioni, persone o luoghi, che riteniamo potrebbero metterci in difficoltà o scatenare un altro attacco. Spesso, inoltre, si inizia a dipendere dalla presenza di persone che danno fiducia, anche per molte situazioni che prima erano svolte con facilità, ad esempio gli spostamenti in auto o fare la spesa; comunque in genere si fa fatica a rimanere da soli. Si chiama “paura della paura”, se questa modalità diventa molto frequente nella propria vita, vincolando le relazioni, il lavoro o il tempo libero, allora si parla di disturbo di panico, non più di attacco di panico.
Come vediamo sempre in figura 1 i meccanismi di mantenimento del problema sono proprio:
- EVITAMENTI
- COMPORTAMENTI PROTETTIVI con la ricerca di persone che ci accompagnino
- ATTENZIONE SELETTIVA a quello che ci fa paura
In caso di attacchi di panico o di disturbo di panico è necessaria una buona psicoterapia. A volte potrebbe esservi consigliato un supporto farmacologico, almeno iniziale, per favorire il percorso psicoterapeutico e facilitarne alcune fasi; in questi casi psichiatra e psicoterapeuta collaborano e ottengo ottimi risultati. L’obiettivo è far tornare a vivere la persona libera, senza il bisogno di farmaci, indipendente dagli altri e senza ansia… o con almeno solo quella funzionale e non patologica.